Essi vivono, noi dormiamo

“They live We sleep”,
questa è una frase, forse la più celebre, del thriller fantascientifico “They live” di John Carpenter uscito il 4 novembre 1988 nelle sale cinematografiche statunitensi. Il film è liberamente ispirato al racconto breve di Ray Nelson ‘’Eight O’Clock in the Morning’’ scritto nel 1963.
La pellicola in sé narra la storia di un umile muratore di nome John Nada, interpretato dal famoso wrestler Roddy Piper, che costretto dalla crisi si sposta da Denver a Los Angeles per trovare lavoro. Una volta arrivato nella città degli angeli trova lavoro presso un cantiere edile dove stringe subito una strana amicizia con Frank Armitage, interpretato dall’allora giovane Keith David, il quale lo invita a pernottare nella baraccopoli lì vicino. Notando strani movimenti provenienti dalla chiesa di fronte, Nada e il suo amico decidono di investigare all’interno dell’edificio scoprendo diverse attrezzature scientifiche in un covo segreto.
In particolare, il protagonista, scopre una scatola piena di occhiali da sole. Questi però non sono semplici occhiali, infatti nel momento stesso in cui John li indossa, nota subito un mondo in bianco e nero ricoperto da messaggi subliminali.
Quello che il film vuol veramente rappresentare è una forte critica all’era economica reaganiana.
Dietro la celebre frase <They Live, We sleep> si celano diverse supposizioni e teorie, tutte quante legate alla trama del film, il quale, come già anteriormente detto, narra la scoperta di un mondo distopico, che c’è sempre stato, attraverso degli occhiali da sole. Nell’ottica classica questo film viene visto in chiave platonica, quindi secondo il ‘mito della caverna’ e, spesso, in quella di Schopenhauer con il ‘velo di maya’, ma tendenzialmente lo si può anche vedere secondo una visione kantiana.
Il filosofo contemporaneo, nonché critico cinematografico, Slavoj Žižek, scriveva a proposito: ‘’Essi vivono è definitivamente uno dei capolavori dimenticati della Hollywood di sinistra. Gli occhiali fungono come una critica dell’ideologia. Ti consentono di vedere il vero messaggio sotto tutta la propaganda, lo sfarzo, i cartelloni e così via… Quando indossi gli occhiali intravedi una dittatura nella democrazia, l’ordine invisibile che sostiene la tua apparente libertà.“
Difatti, destrutturando il fine legittimo del film, ossia l’opposizione all’establishment e al capitalismo, possiamo ricavare l’elemento principale: l’occhiale da sole.
Esso, è un ottimo strumento per sottolineare che quello che percepiamo non è reale, non è scienza. Ogni qualvolta vediamo coi nostri occhi dei fenomeni subito la nostra mente li immagazzina come veri e veritieri. Ma, quindi, quanto c’è di vero in quello che vediamo?
Ebbene, a questa domanda Tolomeo, Copernico, Aristotele, Telesio, Osiander o Hawking avrebbero risposto in un modo diverso ciascuno. Questo perché, come disse una volta Bacone, “veritas filia temporis”, cioè la verità è figlia del proprio tempo e, noi, figli del XXI secolo, non possiamo pretendere di avere la verità, il sapere assoluto, perché invece abbiamo la certezza che qualcosa sicuramente cambierà, come tutto è già successo.
Specificatamente bisogna sottolineare che la crisi delle categorie sulle quali le scienze matematiche e fisiche si basavano avvenne tra la fine dell’XIX e gli inizi del XX secolo, ma già secoli prima, con la confutazione dell’ipse dixit aristotelico le due materie avevano subìto un duro colpo che in seguito portò all’intero crollo della scienza moderna. La teoria della relatività, la fisica quantistica e la scoperta delle geometrie non euclidee strinsero ancor di più il legame tra filosofia e scienza così da portare ad una continua rivalutazione epistemologica tra soggetto e oggetto. Come si può notare, la verità non si basa più sul forte legame tra esperienza ed ‘enunciato’, ma si basa perlopiù nella veracità dei due enti.
A livello inconscio, tuttavia, l’umano, come spiegò Poincaré, è portato a scegliere la ‘’verità’’ più ‘’comoda’’ che rispecchia al massimo l’esperienza individuale. Nondimeno si può dire che le crisi scientifiche avute nei secoli precedenti e ancora adesso in corso sono la prova inopinabile che in seguito ve ne saranno di altre.
Non potendo fermare il tempo e, dunque avere una conoscenza stabile, inevitabilmente ogni sapere muterà, ma con le nuove menti e le nuove tecnologie non si potrà comunque avere la certezza assoluta, ma la più probabile.
Sebbene, con i recenti studi e la fondazione della fisica subatomica, credevamo di aver raggiunto la ‘pistis’, oggi più che mai siamo certi di esser tornati nell’ ‘eikasia’; ma è proprio da questi dubbi e da queste infinite domande che l’uomo da sempre tenta di mettersi gli occhiali da sole di ‘’They live’’, perchè in fondo sa che dietro c’è sicuramente la verità.
Alessio Cardella